The "Amber Road" in Ancient Roman Times: the Roman Knight Julianus from Aquileia and Luzia with the Amber Merchants in Pruszcz on the Baltic Sea. (First Episode).
La "Via dell'Ambra" ai tempi
dell'Antica Roma: Il Cavaliere Romano di Julianus e Luzia da Aquileia con i
mercanti di ambra a Pruszcz sul Mar Baltico. (Prima Puntata)
SECONDA PUNTATA
The "Amber Road" in Ancient Roman Times: from Aquileia to Pruszcz on the Baltic Sea. The Roman Knight by Julianus with his Roman People. (Second Episode).
La "Via dell'Ambra" ai tempi dell'Antica Roma: da Aquileia a Pruszcz sul Mar Baltico. Il Cavaliere Romano di Julianus con le sue Genti Romane. (Seconda Puntata)
TERZA PUNTATA
The "Amber Road" in Ancient Roman Times: from Aquileia to Pruszcz on the Baltic Sea. The Roman Knight by Julianus with a Knight from the Vistula Lands. Dwelling, Fibulae and the Decorated Zaborów Glass (Third Episode).
La "Via dell'Ambra" ai tempi dell'Antica Roma: da Aquileia a Pruszcz sul Mar Baltico. Il Cavaliere Romano di Julianus con un Cavaliere delle Terre della Vistola. Abitazione, Fibule e il Bicchiere Decorato di Zaborów (Terza Puntata).
QUARTA PUNTATA / EPISODE 4
The "Amber Road" in Ancient Roman Times: From Aquileia to Pruszcz on the Baltic Sea. The Roman Knight by Julianus with the Peoples of the Vistula Lands. Roman Legionaries e Jewels. (Fourth Episode).
La "Via dell'Ambra" ai tempi dell'Antica Roma: da Aquileia a Pruszcz sul Mar Baltico. Il Cavaliere Romano di Julianus con i Popoli delle Terre della Vistola. Legionari Romani e Gioielli. (Quarta Puntata).
QUINTA PUNTATA / EPISODE 5
The "Amber Road" in Ancient Roman Times: From Aquileia to Pruszcz on the Baltic Sea. The Roman Knight by Julianus in Pomerania (Episode 5)
La "Via dell'Ambra" ai tempi
dell'Antica Roma: da Aquileia a Pruszcz sul Mar Baltico. Il Cavaliere Romano di
Julianus in Pomerania (Quinta Puntata)
SESTA PUNTATA / EPISODE 6
Pliny the Elder wrote: "The Roman Knight by Julianus, on Nero's orders, reaches the Baltic Sea to buy amber from Pomeranian merchants" (Episode 6) - Dress made and sewn by hand by Angela Sołtys.
Plinio il Vecchio scrisse: "Il Cavaliere Romano di Julianus, su ordine di Nerone, raggiunge il Mar Baltico per acquistare ambra dai mercanti della Pomerania" (Sesta Puntata) - Abito realizzato e cucito a mano da Angela Sołtys.
SETTIMA PUNTATA / EPISODE 7
The "Amber Road" in Ancient Roman Times. The Roman Knight by Julianus in Pomerania (Episode 7)
La "Via dell'Ambra" ai tempi dell'Antica Roma. Il Cavaliere Romano di Julianus in Pomerania (Settima Puntata)
OTTAVA PUNTATA – EPISODE 8
The journey along "The Amber Road" continues ...
Il viaggio lungo "La Via dell’Ambra" continua …
NONA PUNTATA – EPISODE 9
Julianus' Knight and Luzia towards the Baltic Sea, along "The Amber Road" (Episode 9).
Il Cavaliere di Julianus e Luzia verso il
Mar Baltico, lungo "La Via dell'Ambra" (Nona Puntata).
This stretch of the "Amber Road" on the Sambian peninsula appears to be paved like Roman roads, but using river pebbles of different sizes.
Questo tratto della "Via
dell'Ambra" nella penisola di Sambia sembra essere pavimentato come le
strade romane, ma utilizzando ciottoli di fiume di diverse dimensioni.
DECIMA PUNTATA – EPISODE 10
The Amber of the Baltic Sea: barter between the Roman Knight of Julianus and Luzia from Pomerania (Episode 10).
L'Ambra del Mar Baltico: baratto tra il Cavalere Romano di Julianus e Luiza di Pomerania" (Decima Puntata).
UNDICESIMA PUNTATA – EPISODE 11
The Roman Knight of Julianus and the Decorated Glass on the "Amber Road" (Episode 11).
Il Cavaliere Romano di Julianus e il Vetro Decorato sulla "Via dell'Ambra" (Undicesima Puntata).
DODICESIMA PUNTATA - EPISODE 12
As Tacitus tells, the Romans bought skins and Amber on the Baltic Sea also from the Suiones, the future Vikings. (Episode 12).
Come racconta Tacito, i Romani acquistavano pelli e Ambra sul Mar Baltico anche dai Suiones, i futuri Vichinghi. (Episodio Dodicesimo)
“LA VIA
DELL’AMBRA”
RISULTATO DELLA
RICERCA DI ALBERTO MACCHI
in seguito al
percorso da Roma a Stoccolma, effettuato dell’autore con la sua compagna, la
Dott.ssa Angela Sołtys,
L’Ambra, che i Germani chiamavano “Gleso”
(ovvero “Resina”) – "Glaesum" per i Romani – ebbe origine circa 40
milioni di anni fa, in alcune isole del mare del Nord Europa ricoperte d’un
tipo d’abeti oggi scomparsi, quando a quelle latitudini c’era un clima
tropicale e quando il mare ricopriva l’attuale Pomerania e tutto il territorio
della Polonia fino ai Monti Carpazi.
Questo prezioso prodotto fu poi presente
sul fondo del mare e, col riemergere delle terre, comparve anche disseminato su
tutte quelle coste che s’affacciavano al Mar del Nord detto allora “Oceano
Settentrionale”, particolarmente sul litorale della Penisola di Elba Eiderstedt
e nella porzione sud-occidentale dello Jutland.
E, come racconta Erodoto, nel V secolo
a.C., è proprio di questi luoghi – già a partire dalla fine del II millennio
a.C., tarda Età del Bronzo – la provenienza dell’Ambra, venuta a depositarsi
nei territori alla foce del Fiume Eridano, identificato con la Vistola.
Anche il Geografo Pitea, originario della
Massalia, Colonia Greca, l’attuale Marsiglia, durante un viaggio compiuto nel
320 a.C. ca., notò un’isola sulle cui spiagge le correnti rilasciavano pezzi
d’Ambra durante la primavera.
Altra Ambra, ancora, si accumulava sul
litorale della Scania, l’attuale Svezia Meridionale e su alcune isole della
Frisia.
Quando, poi, Germanico Giulio Cesare
ovvero Germanicus Iulius Caesar (Roma 24.5.15 a.C. – Antiochia di Siria
10.10.19 d.C.) guidò la flotta fino all’attuale isola polacca di Wolin in
territorio di Stettino, i Romani diedero ad un’altra di queste isole del Mar
Baltico chiamata dai Barbari Austeravia, oggi Ostrovia – il nome di Glæsaria,
da “Glaesum.
Anche Agrippa, attratto dall’Ambra e non
solo, volle raggiungere personalmente le Regioni del Nord dell’Europa, fino al
Mar del Nord.
I Germani, in genere, recuperavano l’Ambra
sia dal fondo del mare che sulle coste e la depositavano nel villaggio di
Carnunto, Carnuntum per i Romani, sul Reno in Pannonia.
Ma dopo la sconfitta nel 19 d.C. di
Maroboduus, Capo della Tribù Germanica dei Marcomanni, la zona tra la Boemia e
la Moravia venne occupata dal Popolo dei Quadi, alleati di Roma. Questi
assunsero subito il controllo dei traffici commerciali che collegavano le Coste
Baltiche al Mediterraneo.
I Romani, comunque, col tempo, arrivarono
a concentrare tutta l’Ambra del Baltico nella città di Aquileia sorta nel 181
a.C., creando così, lì, un importante centro di raccolta all’interno
dell’Impero Romano.
Per cui, l’Ambra del Mar Baltico: della
Lettonia, di Kaliningrad e in special modo della Penisola di Sambia era
commerciata – a detta di Plinio il Vecchio nel 37 d. C. – dai Popoli di
“Cultura Wielbark” della Regione Pomerania-Kujawy abitata dai Celti e dai Goti
e dai Popoli di “Cultura Pzeworsk” della Regione Slesia-Polonia del Sud abitata
dai Lugi e dai Sarmati, apparsi appena dopo e durante il periodo, tra il I
secolo a.C. e il III secolo d.C., dai Popoli di “Cultura Oksywie”.
Racconta, inoltre, Plinio il Vecchio:
“Questo litorale della Germania, da cui l’Ambra viene importata, dista 600
miglia da Carnunto in Pannonia. Un Cavaliere Romano, ossia l’Eques Romanus,
viene inviato da Roma fin lassù dal suo Comandante, Giuliano ovvero Julianus,
perché procuri un certo quantitativo d’Ambra. Giuliano, infatti, era stato
incaricato di occuparsi dei Giochi Gladiatori dall’Imperatore Nerone, ovvero
Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus, nato come Lucio Domizio Enobarbo
(Anzio, 15.12.37 – Roma, 9.6.68), il quale gli aveva dato l’ordine che le
scenografie di detti giochi nel Circo fossero arricchite da preziosi pezzi
d’Ambra”.
Così, Eques Romanus dovette raggiungere
quei lontani siti, quei litorali e tutti quei mercati. In una storia tutta di
fantasia, una volta giunto a destinazione, ci si immagina che sia venuto in
contatto con una nota Commerciante d’Ambra di quei luoghi, magari di nome
Luzia, una Kupplerin, come la chiameremmo oggi,. ovvero una “Pośredniczka”, una
“Mediatrice”, donna particolare, caratteristica di Danzica, che poi eserciterà
quel mestiere fino ai primi anni del XX secolo.
Nella realtà il Cavaliere, racconta ancora
Plinio il Vecchio, poté acquistare una buona quantità della pregiata resina,
cosicché, una volta tornato a Roma, le reti protettive predisposte a tener
lontano le fiere dal podio nel Circo, potettero essere tenute insieme con
frammenti di questa resina; e anche le armi, le lettighe funebri e tutto ciò
che era stato preparato in un singolo giorno, poiché tale sfarzo mutava
quotidianamente, poté essere costellato d’Ambra”.
Tra le varie tipologie e tra le varie
tonalità di Ambra in commercio, quella di maggior pregio che incominciò a
circolare dentro i confini dell’Impero Romano fu quella detta ‘di Falerno’,
così chiamata per il colore di quel vino della zona del Vesuvio che ricordava
quello del miele. Domizio Nerone, tra le altre stramberie della sua vita, in un
suo componimento poetico riporta: “I capelli di mia moglie Poppea sono stati
resi "ambrati", cioè tinti color ambra. Da quel momento, le Matrone
Romane incominciarono a desiderare, anch’esse, questa tinta per le loro
capigliature. Nel contempo quell’Ambra stessa fu utilizzata in medicina; ed
essa emettendo, per il suo magnetismo, energie positive, giovava ai ragazzi,
che così incominciarono a portarla al collo come amuleto”.
Stando a quanto dichiara, poi, Tacito nel
98 d. C., “Dai Popoli Estii venne importata, attraverso il Fiume Oder, dalla
Boemia, da Vienna e perfino dall’Ungheria, dall’India, dalla Siria, dal Libano
e dalla Giordania, per essere finemente lavorata e, così, esportata. Quindi
finì col confluire da tutti questi paesi ad Aquileia per poi essere da lì
smistata in tutto l’Impero Romano”.
Racconta ancora Tacito nel 98 d.C.: “I
Romani acquistavano pelli e Ambra sul Mar Baltico anche dai Suiones (i futuri
Vichinghi)”.
Col passar del tempo, però, venne a
costituirsi un percorso principale del traffico di questo sempre più prezioso
“Oro del Baltico”, ovvero sorse la così detta “Via dell’Ambra” che collegava
Aquileia direttamente a Pruszcz Gdański.
Oggi, a Pruszcz Gdański, il terreno – su
cui si trova ancora un vecchio Zuccherificio e dove, in seguito alle recenti
Ricerche Archeologiche, sono stati rinvenuti 50 oggetti che confermano la
presenza romana in questo sito – occupa una superficie di circa 19 ettari.
Ebbene, qui verrà costruito un nuovo Centro di Pruszcz Gdański. L'investitore
annuncia anche che tutti gli edifici storici, ivi presenti, saranno presto
recuperati. In questa zona verrà, inoltre, costruito un vasto complesso
residenziale.
Nel III secolo d.C. questa preziosa Resina
Fossile fu considerata ancora un materiale di valore inestimabile, al punto
tale che l'Imperatore Severo Alessandro dall’anno 222 al 235 d.C., fece coniare
Monete d’Ambra con la sua immagine nei panni di Alessandro Magno.
All’interno dell’Impero Romano, crescendo
sempre di più l’utilizzo dell’Ambra, si arrivò a scoprire che questa Resina
Fossile era efficace contro le malattie della gola. Essa, inoltre, venne molto
apprezzata dalle donne, le quali spesso solevano tenere oggetti di questo
materiale fra le mani per scaldarsi nei giorni freddi e, più spesso, per
deliziarsi del suo profumo. Portata al collo come amuleto quest'Ambra curava le
febbri e le malattie; tritata invece e mescolata a miele e olio di rose era un
rimedio contro le malattie delle orecchie e, tritata con Miele dell'Attica, era
efficace anche contro l'oscuramento della vista; e ancora, se assunta da sola
in polvere o se bevuta in acqua con mastice, guariva le malattie dello stomaco.
L’Ambra “Criselettro” del Baltico del
color dell'Oro, poi, con la sua straordinaria brillantezza infonde gioia a chi
l’osserva e se strofinata, sprigiona tanta di quell’energia positiva che si
diffonde dentro il corpo e nell’ambiente tutt’intorno; è molto efficace contro
gli Attacchi di Delirio e contro la Stranguria. È una materia estremamente
infiammabile.
L’Ambra del Baltico la si può trovare a
forma di ciottolo, di lamina, di goccia e può essere trasparente o traslucida o
opaca: il colore può variare dal giallo, al rosso, al nero, al blu, al bianco
opaco, a seconda della sua torbidezza che è data dalla presenza di innumerevoli
bollicine d’ aria.
I Giacimenti più importanti si trovano nel
Mar Baltico, sui fondali o, comunque, sotto il livello del mare.
Nei Musei di tutto il mondo oggi sono
esposti Armi, Corone, Pelli tempestate d’Ambre diverse, Pietre Preziose false,
in particolare Ametiste, ottenute con l’utilizzo di certe resine, a volte
colorate con la Porpora, nonché Collane, Bracciali Anelli e, finanche,
meravigliose Fibule in Oro.
All’interno di questa Gemma, infine, a
volte, si possono trovare imprigionati minuscoli elementi vegetali come foglie
o semi oppure animali come insetti o lucertole e perfino bollicine d’aria.
L’Ambra, in genere, era ed è definita nei
seguenti modi: “Succinum” a Roma, dal “Succus” dell’albero; “Elektron” in
Grecia, ovvero “Splendente”; “Bursztyn” in Polonia; “Bernstein” in Germania,
ovvero “Pietra che brucia”; “Glaesum” tra i Popoli Baltici (secondo Tacito da
“Glas” ovvero “Vetro” nelle lingue germaniche); “Sokal” in Egitto; “Anbar” tra
i Popoli Arabi; “Karuba” in Persia, ovvero “Ladro d'oro”; “Jantar” tra i Popoli
Slavi al tempo degli Antichi Romani; “Chashmal” tra gli Ebrei, ovvero “Potere di
Dio”, “Respiro”.
Ambra tipica Baltica - acqua del Mar
Baltico color dell’Ambra - Bicchieri di Vetro Decorati, al Museo di Pruszków.
In un villaggio nel Sud-Est dell’attuale
Polonia, in Galizia, ossia nella zona abitata già dal I secolo d. C. dalla
Popolazione dei Lugi, accadde che l’Imperatore Romano Domiziano, ovvero Caesar
Domitianus Augustus Germanicus, (24.10.51 d. C. – 18.9.96 d. C.), ultimo della
dinastia Flavia, offrì sostegno ai Lugi nella lotta contro i Suebi, andando
loro in soccorso con una Centuria, ovvero un drappello di 100 Cavalieri Romani
e ricevendo in cambio, in dono, alcune valenti donne e alcuni valorosi uomini che
egli accoglierà con tutti gli onori presso il suo Palazzo a Roma.
Una di queste donne – figura di pura
immaginazione – si distinguerà particolarmente per le sue virtù, tanto che
Domiziano la accoglierà a Corte e le concederà di assumere il nome di “Lugia”
(dal popolo dei Lugi), “Flavia” (dalla Gens Flavia) e “Domitia” (da
Domitianus).
I Lugi erano una tribù di origine
indoeuropea vissuta tra il 400 a.C. ed il 300 d.C. nell'Europa Centrale, a Nord
dei Monti Sudeti nel bacino tra l'Oder e la Vistola, che occuparono buona parte
dell'attuale Polonia centro-meridionale.
Molti archeologi, oggi. identificano i
valorosi Lugi particolarmente con i Popoli della Cultura di Przeworsk. Il
motivo della loro potenza è il controllo del tratto centrale della “Via
dell'Ambra”, dalla Sambia al Mar Baltico, fino ad alcune provincie dell'Impero
Romano, come la Pannonia, il Norico e la Rezia. In età successiva i Lugi
saranno conosciuti col nome di Vandali. Specifica, inoltre, lo Storico Romano
Tacito: «In realtà essi sono stanziati, oltre che in quella che oggi noi
definiamo regione di Przeworsk, anche in quella che attualmente comprende le
città di Katowice, Kielce, Cracovia e Radomsko.
I Lugi sono naturalmente dotati di forze
superiori e accrescono il loro truce aspetto e la loro naturale ferocia con la
scelta di combattere esclusivamente nelle notti più tenebrose, con il corpo e
gli abiti tinti interamente di nero, seminascosti dietro scudi neri. Così,
apparendo come fantasmi, su ogni campo di battaglia riescono ad incutere
sistematicamente il terrore». «Infatti – conclude Tacito – nessun nemico può
sopportare una tale sconcertante e infernale visione». Si sono distinti
esclusivamente come guerrieri, ignorando in toto il ricco mercato dell’Ambra.
Una delle più interessanti leggende legate
alla “Via dell’Ambra”, è quella della Dea Jūratė di Lituania. Jūratė, dal
sostantivo ‘jūra’ che significa ‘mare’, viveva nelle profondità del Mar Baltico
in un Castello d'Ambra. Alla notizia pervenutale che un giovane pescatore di
nome Kastytis, stava, ogni giorno di più, pescando ingenti quantità di pesce
rompendo, così, l’equilibrio nel suo Regno in fondo al mare: desiderosa di
ripristinare quell’armonia che era sempre esistita, la donna decise di punirlo.
Però il caso volle che invece finì
coll’innamorarsi di quel bel giovane. Così lo raggiunse a bordo d’un enorme
Luccio per portarlo con sé nel suo Castello d’Ambra in fondo al mare. Qui, i
due trascorsero momenti veramente felici, fino a quando Perkūnas, il “Dio del
Tuono”, non li sorprese insieme. Infuriato, come prima reazione, il Dio
distrusse il Castello d'Ambra, facendolo esplodere in mille pezzi. Come
ulteriore punizione, Perkūnas decise di lasciare Jūratė incatenata ad una
roccia sul fondale marino scatenandole tutto intorno una serie di tempeste.
Ecco, quindi, perché successivamente si
son trovati, per lungo tempo – e si trovano tutt’ora – pezzi d’Ambra sparsi
sopra gran parte delle spiagge baltiche insieme ad altri frammenti dispersi in
fondo al mare.
BIBLIOGRAFIA:
(Erodoto, Historíai, III, 115, Grecia, V
secolo a.C.)
(Plinio il Vecchio, Naturalis Historiae,
Roma 36-37 d. C.)
(Tacito, De Origine et Situ Germanorum,
Roma 98 d. C.)
(Marziale, Epigrammi, III 65, 5, Roma I
secolo d.C.)
(Agrippa, Commentarii, Roma I secolo d.C.)
(Giovenale, Satirae, 6, 573, Roma I-II
secolo d.C.)
(Historia Augusta, Vita Severi Alexandri,
25, 9, Roma III secolo d.C.)
(Simonetta Massimi, Maria Letizia,
Arancio, Ambra. Dalle rive del Baltico all'Etruria, Gangemi Editore, Roma 2012)
(Liudvikas Adomas Jucevičius, Jūratė ir
Kastytis: Viena populiariausių lietuvių legendų, pasakojančių apie gintaro
kilmę, Pirmą kartą ją, Vilnius 1842)
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Note:
EQUES ROMANUS: Mercante al servizio dello
Stato al tempo di NERONE e Cavaliere al comando di JULIANUS, l’Organizzatore di
Spettacoli Circensi a Roma. Negli anni sessanta del I secolo d.C. riceve da
costui l’ordine di raggiungere il Mar Baltico al fine di acquistare Ambra per
l’Imperatore. Così si avventura attraverso le Terre dei Quadi lungo la “Via
dell’Ambra” fino alle coste della Pomerania, percorrendo in totale circa 900
miglia e riportando un carico di 13 libbre, ovvero oltre 4 kg. di Ambra, destinata
ad arricchire la scenografia degli spettacoli nel Circo e ad adornare POPPEA
con monili di questa preziosa Gemma, insieme alle Matrone e ai ragazzi della
Corte di NERONE.
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ANTICHE CITTÀ ATTRAVERSATE DAI ROMANI
LUNGO LA VIA DELL'AMBRA, DA ROMA ALLA POMERANIA EST, REGIONE A NORD
DELL'ODIERNA POLONIA, FIN LUNGO LE COSTE DEL MAR BALTICO:
"Aquileia": città dell'odierna
Italia, nella regione del Friuli; "Emona": città dell'odierna
Slovenia, nella regione di Lubljana; "Scarbantia": città dell'odierna
Ungheria, nella regione della Pannonia; "Carnuntum": città
dell'odierna Austria presso Vienna, nella regione della Pannonia;
"Pruszsc": città dell'odierna Polonia presso Danzica, nella regione
della Pomerania.
ANTICHE CITTÀ ATTRAVERSATE DAI ROMANI
LUNGO LA VIA DELL'AMBRA, DA ROMA ALLA POMERANIA OVEST REGIONE A NORD
DELL'ODIERNA GERMANIA FIN LUNGO LE COSTE DELLA SCANIA, REGIONE DELL'ODIERNA
SVEZIA MERIDIONALE, ATTRAVERSO IL MAR BALTICO:
"Aquileia": città dell'odierna
Italia, nella regione del Friuli; "Emona": città dell'odierna
Slovenia, nella regione di Lubljana; "Carnuntum": città dell'odierna
Austria presso Vienna, nella regione della Pannonia; ""Wolin":
città dell'odierna Polonia, nella regione della Pomerania.
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In sintesi: le presenze degli Antichi Romani sul Mar Baltico attraverso la Via dell'Ambra, sono documentate da Plinio il Vecchio, da Tacito, da Agrippa, da Marziale e da Giovenale.
E ancora, l'Ambra estratta e utilizzata nei loro paesi, dagli Etruschi, dagli Italici, dagli Egizi, dai Maya e finanche dagli Assiri e dai Popoli del Medio e dell'Estremo Oriente, non era una Resina Fossile come quella del Baltico, risalente a circa 40 milioni di anni fa, ma un materiale scaturito da resine di alberi, di origini molto più recenti, quindi di meno pregio e con caratteristiche del tutto diverse.
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I Popoli Barbari incontrati dagli Antichi Romani, durante tutta la durata dell’Impero, lungo la Via dell’Ambra, nei territori oltre il Danubio, sulle coste del Mar Baltico e in Scania, sono: i Goti, d’origine scandinava, i Germani, i Celti e gli Slavi, nonché alcuni gruppi in quei territori dell’Europa del Nord-Est, come i Visigoti, gli Unni, gli Ostrogoti, i Rugii, i Turcilingi, i Lugi, i Vandali, i Varinni, i Carini e i Burgundi, i Sarmati, oltre naturalmente ai Popoli definiti di “Cultura Wielbark”, di “Cultura Pzeworsk” e di “Cultura Oksywie”.
“LA VIA DELL’AMBRA”
TESTO DI ALBERTO MACCHI
L’Ambra, che i Germani chiamavano “Gleso” (ovvero “Resina”) – "Glaesum" per i Romani – ebbe origine circa 40 milioni di anni fa, in alcune isole del mare del Nord Europa ricoperte d’un tipo d’abeti oggi scomparsi, quando a quelle latitudini c’era un clima tropicale e quando il mare ricopriva l’attuale Pomerania e tutto il territorio della Polonia fino ai Monti Carpazi.
Tale materiale era poi presente particolarmente sulle coste del Mar del Nord detto anche Oceano Settentrionale, sul litorale della Penisola di Elba Eiderstedt e nella porzione sud-occidentale dello Jutland. E, come racconta Erodoto nel V secolo a.C., è proprio di questi luoghi – già a partire dalla fine del II millennio a.C., tarda Età del Bronzo – la provenienza dell’Ambra, destinata, ai territori alla foce del Fiume Eridano, identificato con la Vistola.
Anche il Geografo Pitea, originario della Massalia, Colonia Greca, l’attuale Marsiglia, durante un viaggio compiuto nel 320 a.C. ca., notò un’isola sulle cui spiagge le correnti depositavano pezzi d’Ambra durante la primavera. Altra Ambra, ancora, si accumulava sul litorale della Scania, l’attuale Svezia Meridionale e su altre isole della Frisia.
Quando, poi, Germanico Giulio Cesare ovvero Germanicus Iulius Caesar (Roma 24.5.15 a.C. – Antiochia di Siria 10.10.19 d.C.) guidò la flotta fino all’attuale isola polacca di Wolin in territorio di Stettino, i Romani diedero ad un’altra di queste isole del Mar Baltico chiamata dai Barbari Austeravia, oggi Ostrovia – il nome di Glæsaria, da “Glaesum. Anche Agrippa, attratto dall’Ambra e non solo, volle raggiungere personalmente le Regioni del Nord dell’Europa, addirittura fino al Mar del Nord. I Germani in genere raccoglievano l’Ambra dal mare e la depositavano nel villaggio di Carnunto, Carnuntum per i Romani, sul Reno in Pannonia. Ma dopo la sconfitta nel 19 d.C. di Maroboduus, Capo della Tribù Germanica dei Marcomanni, la zona tra la Boemia e la Moravia venne occupata dal Popolo dei Quadi, alleati di Roma, i quali assunsero il controllo dei traffici commerciali che collegavano le Coste Baltiche al Mediterraneo.
I Romani, pian piano, concentrarono tutta l’Ambra del Baltico nella città di Aquileia sorta nel 181 a.C., creando così, lì, un importante centro di raccolta all’interno dell’Impero Romano. Per cui, l’Ambra del Mar Baltico: della Lettonia, di Kaliningrad e in special modo della Penisola di Sambia era commerciata – a detta di Plinio il Vecchio nel 37 d. C. – dai Popoli di “Cultura Wielbark” della Regione Pomerania-Kujawy abitata dai Celti e dai Goti e dai Popoli di “Cultura Pzeworsk” della Regione Slesia-Polonia del Sud abitata dai Lugi e dai Sarmati, apparsi appena dopo e durante il periodo, tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C., dei Popoli di “Cultura Oksywie”. Racconta, inoltre, Plinio il Vecchio: “Questo litorale della Germania, da cui l’Ambra viene importata, dista 600 miglia da Carnunto in Pannonia: ciò è stato appurato recentemente e, ancora oggi, è invita il Cavaliere Romano, ossia l’Eques Romanus, inviato dal suo Comandante dei Cavalieri, Giuliano ovvero Julianus, al fine di procurare un certo quantitativo d’Ambra. Giuliano, infatti, era stato incaricato di occuparsi dei Giochi Gladiatori dall’Imperatore Nerone, ovvero Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus, nato come Lucio Domizio Enobarbo (Anzio, 15.12.37 – Roma, 9.6.68)”.
Così, il Cavaliere Romano dovette attraversare quei mercati e quei litorali. In una storia tutta di fantasia, una volta giunto a destinazione, ci si immagina incontrò la nota Commerciante d’Ambra di quei luoghi di nome Luzia. Nella realtà poté acquistare una buona quantità della pregiata resina, cosicché, una volta tornato a Roma, le reti protettive predisposte a tener lontano le fiere dal podio nel Circo, potettero essere tenute insieme con frammenti di questa resina; e anche le armi, le lettighe funebri e tutto ciò che era stato preparato in un singolo giorno, poiché tale sfarzo mutava quotidianamente, era costellato d’Ambra”.
Tra le varie tipologie e tra le varie tonalità di Ambra in commercio, quella di maggior pregio che incominciò a circolare dentro i confini dell’Impero Romano fu quella detta ‘di Falerno’, così chiamata per il colore di quel vino che ricordava quello del miele. Domizio Nerone, tra le altre stramberie della sua vita, in un suo componimento poetico riporta: “I capelli di mia moglie Poppea sono stati resi "ambrati", cioè tinti color ambra. Da quel momento, le Matrone Romane incominciarono a desiderare, anche loro, questa tinta per le loro capigliature. Nel contempo la stessa Ambra fu utilizzata in medicina; ed essa, per il suo magnetismo, giovava ai bambini, che incominciarono a portarla al collo sotto forma di amuleto”.
Come dichiara, poi, Tacito nel 98 d. C. – dai Popoli Estii – venne importata, attraverso il Fiume Oder, dalla Boemia, da Vienna e perfino dall’Ungheria, dall’India, dalla Siria, dal Libano e dalla Giordania, dove veniva finemente lavorata. Riesportata, finì col confluire datutti questi paesi ad Aquileia per poi essere da lì smistata i n tutto l’Impero Romano. Racconta ancora Tacito nel 98 d.C., che i Romani acquistavano pelli e Ambra sul Mar Baltico anche dai Suiones, i futuri Vichinghi.
Col passar del tempo venne a costituirsi un percorso principale del traffico di questo sempre più prezioso “Oro del Baltico”, ovvero sorse la così detta “Via dell’Ambra” che collegava Aquileia a Pruszcz Gdański. Oggi, a Pruszcz Gdański, il terreno – su cui si trova ancora
un vecchio Zuccherificio e dove, in seguito alle recenti Ricerche
Archeologiche, sono stati rinvenuti 50 oggetti che confermano la presenza romana in questo sito – occupa una superficie di circa 19 ettari. Ebbene, qui verrà costruito un nuovo Centro di Pruszcz Gdański. L'investitore annuncia anche che tutti gli edifici storici, ivi presenti, saranno presto recuperati. Verrà, inoltre, costruito lì un vasto complesso residenziale.
Nel III secolo d.C. questa preziosa resina fossile fu considerata ancora un materiale di valore inestimabile, al punto tale che l'Imperatore Severo Alessandro dal 222 al 235 d.C., fece coniare Monete d’Ambra con la sua immagine nei panni di Alessandro Magno. All’interno dell’Impero Romano, crescendo sempre più l’utilizzo dell’Ambra, si arrivò a scoprire che questa Resina Fossile era efficace contro le malattie della gola. Essa, inoltre, fu molto apprezzata dalle donne, le quali spesso solevano tenere oggetti di questo materiale fra le mani per scaldarsi nei giorni freddi e, più spesso, per deliziarsi del profumo. Portata al collo come amuleto quest'Ambra curava le febbri e le malattie; tritata invece e mescolata a miele e olio di rose era un rimedio contro le malattie delle orecchie e, tritata con Miele dell'Attica, era efficace anche contro l'oscuramento della vista; e ancora, se presa da sola in polvere sia bevuta in acqua con mastice guariva le malattie dello stomaco.
L’Ambra “Criselettro” del Baltico del color dell'Oro, poi, con la sua straordinaria brillantezza infonde gioia a chi l’osserva e se strofinata, sprigiona tanta di quell’energia positiva che si diffonde dentro il corpo e nell’ambiente tutt’intorno; molto contro gli Attacchi di Delirio e contro la Stranguria. È estremamente infiammabile. Questo prodotto lo si può trovare a forma di ciottolo, lamina, goccia, e può essere trasparente o traslucido o opaco: il colore può variare dal giallo, al rosso, al nero, al blu, al bianco opaco, a seconda della sua torbidezza che è data dalla presenza di innumerevoli bollicine d’ aria. I Giacimenti più importanti si trovano nel Mar Baltico, sui fondali o, comunque, sotto il livello del mare. Nei Musei di tutto il mondo oggi sono esposti Armi, Corone, Pelli tempestate d’Ambre diverse, Pietre Preziose false, in particolare Ametiste, ottenute con l’utilizzo di queste preziose resine, a volte colorate con la Porpora, nonché Collane, Bracciali Anelli e, finanche, meravigliose Fibule, Oro, sempre con Ambra. All’interno di questa Gemma, infine, a volte, si possono trovare imprigionati minuscoli elementi vegetali come foglie o semi oppure animali come insetti o lucertole e perfino bollicine d’aria.
L’Ambra, in genere, era ed è definita nei seguenti modi: “Succinum” a Roma, da “Succus” dell’albero; “Elektron” in Grecia, ovvero “Splendente”; “Bursztyn” in Polonia; “Bernstein” in Germania, ovvero “Pietra che brucia”; “Glaesum” tra i Popoli Baltici, secondo Tacito da “Glas” ovvero “Vetro” nelle lingue germaniche; “Sokal” in Egitto; “Anbar” tra i Popoli Arabi; “Karuba” in Persia, ovvero “Ladro d'oro”; “Jantar” tra i Popoli Slavi al tempo degli Antichi Romani; “Chashmal” tra gli Ebrei, ovvero “Potere di Dio”, “Respiro”.
In un villaggio nel Sud-Est dell’attuale Polonia, in Galizia, ossia nella zona abitata già dal I secolo d. C. dalla Popolazione dei Lugi, accadde che l’Imperatore Romano Domiziano, ovvero Caesar Domitianus Augustus Germanicus, (24.10.51 d. C. – 18.9.96 d. C.), ultimo della dinastia Flavia, offrì sostegno ai Lugi nella lotta contro i Suebi, andando loro in soccorso con una Centuria, ovvero un drappello di 100 Cavalieri Romani e ricevendo in cambio, in dono, alcune valenti donne e alcuni valorosi uomini che egli accoglierà con tutti gli onori presso il suo Palazzo a Roma. Una di queste donne – figura di pura immaginazione – si distinguerà particolarmente per le sue virtù, tanto che Domiziano le concederà di assumere il nome di Lugia (dal popolo dei Lugi), Flavia (dalla Gens Flavia) e Domitia (da Domitianus).
I Lugi erano una tribù di origine indoeuropea vissuta tra il 400 a.C. ed il 300 d.C. nell'Europa Centrale, a Nord dei Sudeti nel bacino tra l'Oder e la Vistola, che occuparono buona parte dell'attuale Polonia centro-meridionale. Molti archeologi oggi identificano i valorosi Lugi particolarmente con i Popoli della Cultura di Przeworsk. Il motivo della loro potenza è il controllo del tratto centrale della “Via dell'Ambra”, dalla Sambia al Mar Baltico, fino ad alcune provincie dell'Impero Romano, come la Pannonia, il Norico e la Rezia. In età successiva i Lugi saranno conosciuti col nome di Vandali. Specifica, inoltre, lo Storico Romano Tacito: «In realtà essi sono stanziati, oltre che in quella che oggi noi definiamo regione di Przeworsk, anche in quella che attualmente comprende le città di Katowice, Kielce, Cracovia e Radomsko. I Lugi sono naturalmente dotati di forze superiori e accrescono il loro truce aspetto e la loro naturale ferocia con la scelta di combattere esclusivamente nelle notti più tenebrose con il corpo e gli abiti tinti interamente di nero, seminascosti dietro scudi neri. Così, apparendo come fantasmi, su ogni campo di battaglia riescono ad incutere sistematicamente il terrore». «Infatti – conclude Tacito – nessun nemico può sopportare una tale sconcertante e infernale visione». Una leggenda, ancora legata alla “Via dell’Ambra”, è quella della Dea Jūratė di Lituania. Jūratė, dal sostantivo ‘jūra’ che significa mare, viveva nelle profondità del Mar Baltico in un Castello d'Ambra. Alla notizia pervenutale che un giovane pescatore di nome Kastytis, stava, ogni giorno di più, pescando ingenti quantità di pesce rompendo, così, l’equilibrio nel suo Regno in fondo al mare: desiderosa di ripristinare quell’armonia che era sempre esistita, la donna decise di punirlo. Però il caso volle che invece finì coll’ innamorarsi di quel bel giovane. Così lo raggiunse a bordo d’un enorme Luccio per portarlo con sé nel suo Castello d’Ambra in fondo al mare. Qui, i due trascorsero momenti veramente felici, fino a quando Perkūnas, il Dio del Tuono, non li sorprese insieme. Infuriato, il Dio, come prima reazione, distrusse il Castello d'Ambra, facendolo esplodere in mille pezzi. Come ulteriore punizione, Perkūnas scelse di lasciare Jūratė incatenata ad una roccia sul fondale marino scatenandole tutto intorno una serie di tempeste. Ecco, allora, perché successivamente si son trovati, per lungo tempo, pezzi d’Ambra sparsi sopra gran parte delle spiagge baltiche.
BIBLIOGRAFIA:
(Erodoto, Historíai, III, 115, Grecia, V secolo a.C.)
(Plinio il Vecchio, Naturalis Historiae, Roma 36-37 d. C.)
(Tacito, De Origine et Situ Germanorum, Roma 98 d. C.)
(Marziale, Epigrammi, III 65, 5, Roma I secolo d.C.)
(Agrippa, Commentarii, Roma I secolo d.C.)
(Giovenale, Satirae, 6, 573, Roma I-II secolo d.C.)
(Historia Augusta, Vita Severi Alexandri, 25, 9, Roma III secolo d.C.)
(Simonetta Massimi, Maria Letizia, Arancio, Ambra. Dalle rive del Baltico all'Etruria, Gangemi Editore, Roma 2012)
(Liudvikas Adomas Jucevičius, Jūratė ir Kastytis: Viena populiariausių lietuvių legendų, pasakojančių apie gintaro kilmę, Pirmą kartą ją, Vilnius 1842)
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EQUES ROMANUS: Mercante al servizio dello Stato al tempo di NERONE e Cavaliere al comando di JULIANUS, l’Organizzatore di Spettacoli Circensi a Roma. Negli anni sessanta del I secolo d.C. riceve da costui l’ordine di raggiungere il Mar Baltico al fine di acquistare Ambra per l’Imperatore. Così si avventura attraverso le Terre dei Quadi lungo la “Via dell’Ambra” fino alle coste della Pomerania, percorrendo in totale circa 900 miglia e riportando un carico di 13 libbre, ovvero oltre 4 kg. di Ambra, destinata ad arricchire la scenografia degli spettacoli nel Circo e ad adornare POPPEA con monili di questa preziosa Gemma, insieme alle Matrone e ai ragazzi della Corte di NERONE.
Eques Romanus a Roma e sul Mar Baltico
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